Photo Gallery

La Valtiberina

Questa parte della Valtiberina si trova in mezzo all’Italia peninsulare; in Toscana, ma al confine di Umbria, Marche e Romagna, regioni con caratteri diversi che alternativamente ne hanno influenzato la storia, la cultura e il paesaggio, lasciando segni ancor oggi tangibili.
La Valtiberina è un territorio a cavallo tra Tirreno e Adriatico, difficile da raccontare in poche parole poiché non è solo la valle dove nasce il Tevere, che per millenni ha disegnato la fertile pianura; è anche montagna.
Anzi è molto più montagna che pianura. Ma anche in questo caso non è possibile dare una definizione univoca dei rilievi di questa zona.
C’è un’area più ricca e fertile, nell’Alpe di Catenaia, dove si poteva coltivare il castagno, il “pane” dei montanari, che con i suoi frutti ha sfamato generazioni e generazioni di povera gente; ci sono i Monti Rognosi che per la loro origine magmatica e la reazione alcalina delle loro rocce, come dice il nome, hanno una vegetazione così rada che sembra abbiano la rogna. C’è poi l’Alpe della Luna, dove non si poteva coltivare il castagno e dove ha prevalso, per secoli, l’allevamento brado e il taglio del bosco di querce e di faggio. Insomma una specie di “ terra di mezzo”, ricca di contrasti e di diversità, di storia e di segni di una cultura rurale che in molte parti d’Italia ormai è scomparsa. La Valtiberina non vive di turismo e per questo è un luogo adatto a viaggiatori dal palato fine e dall’occhio attento. Non si trovano grandi insegne che mettono in risalto un’attrazione o una struttura ricettiva. Non è una “trappola per turisti d’allevamento”, ma un luogo autentico, schietto, dove la storia e l’arte di pregevole livello si mescolano con la tradizione e dove la natura, nei campi arborati circondati dai boschi, manifesta l’orgoglio di una lotta non ancora persa. Caprioli e cinghiali ostacolano il lavoro dell’uomo e il lupo si aggira per queste montagne come quando, pochi decenni orsono, pullulavano di pecore e capre.
Una natura che poi si ritrova sulla tavola, dove la gente della Valtiberina ha imparato a portare castagne, funghi, erbe selvatiche e, soprattutto, tartufi.
Ecco, forse la parola “tartufo” è quella che unifica maggiormente l’immagine di questa gente e di questo territorio: prezioso e nascosto allo stesso tempo.Terra  che ha dato i natali a tanti grandi dell'arte e della cultura, da Michelangelo Buonarroti al grande Piero della Francesca che qui è nato e ha lavorato durante il Rinascimento oltre a Luca Pacioli, un grande matematico quattrocentesco. La Valtiberina spirituale nelle bellissime chiese e nei piccoli monasteri lungo il percorso di San Francesco, tra Assisi e il Santuario della Verna.
Qui le persone sono ancora spontanee, non contaminate dall’efficienza cinica del turismo di massa, ma legate alla propria terra e disposte a farla conoscere al viandante. Persone con le quali vivere una giornata di pesca sul Tevere, con cui svegliarsi all’alba per cercare tartufi o con cui inoltrarsi nella notte, in bosco, per “chiamare” il lupo e sentirsi rispondere con un ululato così profondo che potrebbe provenire dalla notte dei tempi.

Vivere la Valtiberina toscana significa anche percorrere i suoi sentieri e le sue mulattiere, a piedi, a cavallo o in mountain bike, alla ricerca di una piccola chiesa di campagna o di un paesaggio di quelli che si potevano vedere 50 o 60 anni fa in molte altre parti d’Italia, ma che oggi sono ormai scomparsi.

Si può venire in questa meravigliosa valle anche solo perché è un’ottima base logistica per raggiungere Arezzo, Assisi, Gubbio, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Perugia, Ravenna, la rocca di San Leo o quella della Repubblica di San Marino, il Santuario della Verna o il monastero di Camaldoli, che si trovano a meno di un’ora di distanza dai suoi confini. Ma bisogna fare attenzione, poiché si potrebbe rimanere intrappolati dal fascino di questa terra e cambiare programma e magari decidere di viverci per sempre...

Tratto da www.lavalledipiero.it